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Cinghiale da altana

2022-05-01 15:59

Collodet Rudy

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corso per il controllo del cinghiale

Sono aperte le iscrizioni per il corso di prelievo del cinghiale da altana e girata!!


Corso di formazone al prelievo del

cinnghiale da altana e girata!!! Per operazioni di controllo

 

«Per risolvere il problema dei cinghiali la Regione Veneto sta facendo tutto ciò che è in suo potere, ma senza interventi nazionali mirati siamo come chi cerca di svuotare con un secchio una piscina in cui un tubo continua a versare acqua. Ci servirebbe un’idrovora».
L’idrovora invocata da Cristiano Corazzari, assessore regionale alla Caccia che abbiamo interpellato dopo l’ennesima devastazione a Torri causata in questo caso nella proprietà di Guidalberto di Canossa, sarebbe la modifica dell’attuale legge nazionale sulla caccia. «È fondamentale ampliare e semplificare le modalità d’intervento, altrimenti sarà dura venirne fuori», sottolinea Corazzari. 
Gli abbattimenti in provincia di Verona sono in costante crescita e l’anno scorso sono stati uccisi oltre 1.200 capi. «Il problema è che i cacciatori spesso puntano sui maschi-trofeo», spiega l’assessore, «ma il maschio abbattuto viene sostituito dagli altri maschi e quindi il numero dei cinghiali non scende. Il vero problema sono le femmine incinte e i piccoli che sono difficili da uccidere. Per farlo vengono usati i “chiusini”, recinti nei quali viene lasciato del mangime. Quando i cinghiali entrano si chiudono di scatto». 
Chiunque ami gli animali si sentirà male al solo pensiero, gli facciamo notare. 
«Io non sono un cacciatore e amo gli animali, ma affronto il problema in modo pragmatico», sottolinea Corazzari. «Se non arriviamo a una gestione efficace della fauna selvatica verrà meno pure la sostenibilità ambientale. Qui siamo di fronte alla crescita incontrollata di questa specie che sta causando danni enormi all’agricoltura. Non solo. Continuano ad aumentare gli incidenti stradali a causa degli attraversamenti della strada dei cinghiali, con tutto ciò che comporta in termini di sicurezza. Ci sono stati parecchi feriti e in altre regioni anche qualche morto. E poi c’è il problema della peste suina: per ora un solo caso accertato in Piemonte, ma la preoccupazione è alta perché c’è il rischio che il reparto suinicolo finisca in ginocchio».
La Regione ha messo in campo tutto ciò che poteva per aiutare chi ha subito danni e per cercare di contenere l’invasione dei cinghiali. Ma la lotta è impari e a giocare contro, oltre all’immobilismo a livello nazionale, sono altri tre fattori. Il primo: l’abbandono delle aree montane e pedemontane che lascia campo libero agli animali selvatici. Il secondo: la diminuzione dei cacciatori che in media hanno 55 anni. Nel Veneto sono 37 mila, ma ogni anno se ne perdono centinaia per motivi d’età che non vengono rimpiazzati dai giovani. «I giovani “cacciano” altre cose, non si iscrivono», spiega l’assessore.
Il terzo fattore è il depotenziamento della polizia provinciale causato dalla Riforma della Province. «La riduzione del personale e il blocco delle assunzioni hanno creato problemi, perché la polizia provinciale svolge un ruolo di straordinaria importanza nel controllo ambientale e della fauna selvatica. E coordina le uscite dei selettori, cacciatori con qualifiche specifiche, che devono essere autorizzate».
Corazzari spiega che esiste un Piano regionale di controllo ed eradicazione del cinghiale approvato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2014 che si propone di eliminare il cinghiale come specie nociva in tutta la regione Veneto. «Scadrà il 31 gennaio di quest’anno, ma abbiamo già pronta la proroga e nel contempo stiamo lavorando a un nuovo Piano perché vorremmo introdurre misure per potenziare l’azione di contrasto e semplificare le procedure amministrative per i soggetti abilitati, formati dalla Regione per fare caccia di selezione, ovvero i selettori, che sono migliaia in Veneto. Vogliamo cercare di snellire le procedure per avere maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo».
I selettori sono cacciatori e agricoltori che hanno, appunto, fatto corsi di formazione specifici, perché cacciare cinghiali non è certo come cacciare fagiani. 
«Il cinghiale può essere cacciato con attività di caccia in senso stretto e nella provincia veronese ciò avviene in particolare in Lessinia e sul Monte Baldo, mentre nel resto del territorio si può fare solo caccia di selezione», prosegue l’assessore regionale. «A Verona viene abbattuto un quarto dei capi uccisi nel Veneto, ma non dobbiamo pensare che nel resto della regione vada meglio. Anche sui Colli Euganei ci sono moltissimi esemplari. Ormai i cinghiali sono un problema in tutte le regioni d’Italia, dal nord al sud».
Varie le modalità di caccia: si va dalla «braccata» (uomini e cani insieme scovano i cinghiali che poi vengono abbattuti), alla «girata» (i cani battono un territorio e fanno convergere i cinghiali nel punto in cui si trovano i cacciatori), alla «caccia sull’altana» (costruzione sopraelevata utilizzata come osservatorio per poter tenere sotto controllo i movimenti della fauna selvatica), ai «chiusini». 
«Ogni anno la Regione Veneto paga centinaia di migliaia di euro per ristorare i danni causati ai privati dai cinghiali, compresi quelli dell’infortunistica stradale», prosegue Corazzari. «Stiamo lavorando per venire incontro al grido di dolore delle categorie colpite dalla crescita esponenziale di questi animali, una crescita incontrollata e pericolosa. Inutile intervenire quando ci scappa il ferito o, peggio, il morto. Bisogna intervenire ora. Quello che non si gestisce va nella direzione del degrado, non della naturalità come sostiene qualcuno. La coesistenza di uomo e animali deve essere sostenibile e l’approccio ideologico non basta a trovare una soluzione».

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